venerdì 23 ottobre 2015

L’ESSENZA DEL BENE













L’ESSENZA DEL BENE


Proviamo per ipotesi a concepire l’uomo come una gerarchia celeste che ad un certo punto ha accettato la prova della libertà,ossia ha accettato di discendere sulla terra e di rivestirsi di un abito minerale che gradualmente si e’ indurito e potenziato (l’abito minerale,cioè il corpo fisico) sino a fargli dimenticare  -come era previsto-  la propria origine divina.

Solo dimenticando il Divino avrebbe potuto essere libero di scegliere fra il bene e il male, avrebbe potuto scegliere per forza propria una via per tornare divino o per rimanere avvinto alla materia che lo ha svezzato dalla spontaneità (gratuita) spirituale.

Gli animali sono parimenti  gerarchie divine che rivestendosi di materia (sacrificandosi) gli hanno permesso di vivere sulla terra ma non per cibarsi dei loro cadaveri,gli hanno permesso di vivere sulla terra perchè grazie a loro il ciclo terrestre è completo e autosufficiente.

Se togliessimo  i concetti umanistici con i quali è descritta questa ipotesi e mettessimo al loro posto :  TESI ANTITESI E SINTESI considerate come base vivente della realtà,  apparirebbe l’idealismo filosofico di Hegel.

Ne deriverebbe che gli animali e la natura tutta attendono l’uso della libertà umana verso una sovrumanizzazione operativa e non semplicemente discorsiva o ideologica, per tornare liberi e dismettere la veste minerale che hanno accettato affinché l’umano potesse superare la prova della libertà,la prova del libero arbitrio.



Se ammettiamo che è una veste, ossia un abito,allora comunque dobbiamo concepire un soggetto immateriale (Divino) che la indossa.

Con la morte l’abito viene comunque deposto.

Il problema non è rifiutare o meno la veste, ma spiritualizzarla o tellurizzarsi.

Avere un’interiorità che tenta di migliorare secondo modelli sovrumani,oppure che subisce, divinifica e accetta la spietatezza delle leggi fisiche ed il gelo che le struttura,poichè essa (veste minerale,materia) è L’ANTITESI della Divinità.



Il mondo è già tellurico ben oltre i limiti previsti,basta avere un ideale o sentimenti profondi di affetto per rendersi conto che la scienza,l’economia,la politica etc,li considerano soggettivi cioè puerili,irreali sciocchi,anzi possibilmente da stritolare.

Invece  -rimanendo all’interno dell’ipotesi formulata-  la natura  potrebbe essere vivente,ossia sensibile agli enti morali creati dall’uomo,e quindi Muterebbe in meglio o in peggio seguendo gli effetti di ciò che l’uomo combina nella propria interiorità.

In base alla visione che deriva dalla scienza,ma anche in base a ciò che  dalla cultura generale si subisce come certezza generale , il mondo sarebbe retto da leggi fisiche oggettive,ossia che vivono di vita propria,leggi rispetto alle quali l’uomo è un evento casuale che poteva anche non accadere.

Tali leggi vivrebbero meccanicamente comunque,con o senza l’uomo.

Il fulmine scoccherebbe ed il sole sorgerebbe.

Tutto il creato sarebbe gelidamente indifferente all’uomo.

L’uomo può erigere le cattedrali,comporre poemi,morire da eroe,può compiere gesta sublimi o infami nefandezze,ma tutto ciò non peserebbe un grammo rispetto alle leggi che regolano il cosmo e la terra,leggi che investigate dall’uomo possono venire usate ma che gli preesistono e che gli sopravviveranno.

Questa è la deificazione del reale considerato onnipotente in base alla visione scientista materialista.

Comunque è una deità trascendente (e infernale).

La superstizione moderna comunque darebbe ragione a Lovercraft ed alle sue infernali deità dell’orrore.

Proviamo a pensare invece l’opposto,ossia che il creato sia della stessa natura delle forze che strutturano l’uomo e la sua interiorità,ne deriverebbe che l’unico elemento libero,non preordinato,capace di scegliere nel bene o nel male quale valore erigere nei propri sentimenti o stili di vita sia l’uomo.

Poniamo che le scelte morali che l’uomo compie nella vita siano l’unico elemento creativo della realtà,siano l’unico elemento non preordinato,libero,che determina i destini dell’universo PERCHE’ QUESTO E’ LO SCOPO DEL CREATO : vedere che uso fa della libertà l’uomo.



Il bene deve essere voluto,scelto per anelito, pensato ed eretto, il male invece basta subirlo,basta subire la somma di tutte le esplosioni di odio ,furore,disperazione,libidine etc.

Pertanto –ATTUALMENTE-  nel bene non vi è nulla che sia tanto potente nell’interiorità umana quanto ciò che si può ottenere mediante odio,brama di denaro o libidine o droga.

Il bene è controcorrente,mentre il male (in vario grado e misura) è SPONTANEO.

Solo il bene può essere scelto, mentre il male viene dal semplice lasciarsi vivere.

Mentre il bene può derivare solo dall’atto cosciente di chi vede che soltanto su di esso(che resta comunque da definire ma che possiamo concepire strettamente congiunto alla presenza dell’Io nei propri pensieri) può fondare rapporti umani e civiltà sane.

Poi svariate individualità particolarmente venefiche potranno credere di aver scelto il male,ma sarà un male sempre dipendente da un bene che deve offendere e lacerare per potersi coscientemente definire infernale,mentre il bene può vivere e vive di vita propria anche senza malvagi.



Il Logos è sceso nell’uomo (si è fatto uomo) ed ha concesso il suo potere all’io dell’uomo(si è congiunto all’Io superiore dell’individuo).

Per ipotesi potremmo dire che il Logos creatore ha concesso all’uomo di ricreare un cosmo futuro mediante la sua libertà morale,libertà  che passa attraverso le scelte intellettuali,ossia che passa attraverso il pensiero individuale.


Qui si arriva al mistero del pensiero nell’uomo moderno.

Il pensiero è l’unico elemento veramente libero in noi,mentre lo stesso non possiamo dire dei sentimenti e della volontà e del corpo fisico.

Ad esempio si nasce belli o brutti,eccezionali o banali,ci si trova ad essere allegri o tristi,volenterosi o pigri,sono tutte potenze già fatte e preordinate,poi a posteriori si dice a se stessi(si pensa) che si poteva essere allegri quando la potenza della tristezza ci invadeva,ma il pensiero non aveva (non ha) la potenza magica di mutare gli eventi emotivi o fisici mentre accadono.

La compagine fisica, emotiva, caratteriale,che uno si trova col nascere,è già fatta, tale compagine è potente e operativa ma non è libera,ossia determina il proprio vivere ma non può sceglire di essere diversa da come è.

Mentre il pensiero è libero (posso pensarmi diverso da come sono ma non ho il potere di modificare magicamente né la materia né la psiche) ma non ha potere diretto di magia creatrice fisica.

Con il pensiero siamo perennemente immersi in un ragionare che presuppone un solo spettatore implicito ,spettatore al quale si fa sempre riferimento comunque, tale spettatore è l’io.

Possiamo sbagliare nei pensieri,possiamo credere vero qualcosa che poi si svela come errato,possiamo mentire,ma una realtà è comunque sempre vera nei pensieri :  il potere che li tiene uniti,potremmo anche indicarlo come il potere del ricordo,oppure il filo logico che li unisce,tale potere è il potere che permette di pensare.

Potremmo anche chiamarlo il potere del concetto,ossia il potere che pensa prima delle parole con le quali poi rivestiremo ciò che vogliamo dire.

Il potere che tiene uniti i pensieri è la fonte della verità,i pensieri potranno pure essere sbagliati MA LA FONTE LOGICA da cui scaturiscono è il vivere dell’intelligenza in noi,tale potere unitivo è amore puro nella volontà che chiede di essere indagato,cioè contemplato,cioè chiede che si arrivi a vivere coscientemente nel suo potere senza pensare a parole ma rimanendo coscienti e consapevoli.

Il fuoco logico della volontà sarebbe il Logos o principio vivente della divinità che ora alberga (in vario grado e misura) in ogni uomo.

Per atto logico che giunge a farsi esperienza cosciente si giungerebbe con la volontà   (che a tal punto inizia a divenire consacrazione,poichè a tali livelli si è oltre ogni banalità umana)  a vivere in un potere unitivo che è l’essenza del quotidiano pensare.

Questa esperienza può essere tentata da ogni uomo moderno che sia tanto acuto da accorgersi che con l’intellettualità si prende in giro da solo,ossia che finisce per sostenere le tesi che la propria compagine umana (la propria razza interiore) preferisce.

Il male non è mai pensiero,anzi è volontà magica che non può pensare ma che usa il potere pensante umano per sporcare le qualità profonde da cui il pensiero scaturisce.

In pratica il male è sempre pazzia,alterazione del potere unitivo che è la vita sorgiva e creante dell’intelligere umano.

Il male può essere scelto solo per carenza di luce logica nei pensieri viventi.

Dinanzi alla trascendenza immanente il male si estingue attraverso l’azione interiore dell’uomo.

Tutto ciò anche qualora venisse riconosciuto come vero implicherebbe la verifica,ossia l’ascesi del pensiero,ossia il risalire contemplativamente al livello in cui noi ragioniamo per concetti e non mediante parole.


HELIOS FK AZIONE SOLARE









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